EDITORIALE di FEBBRAIO di CAMMINIAMO INSIEME

SENTINELLA, QUANTO RESTA DELLA NOTTE?

Mi gridano da Seir:

“Sentinella, quanto resta della notte?

Sentinella, quanto resta della notte?”

La sentinella risponde:

“Viene il mattino, poi anche la notte;

se volete domandare, domandate,

convertitevi, venite!”

                                                  (Isaia 21, 11-12)

Nel brano di Isaia gli Edomiti, popolazione araba, si rivolgono al profeta Isaia (la sentinella) chiedendo quando finirà la notte, ovvero il tempo della sventura (l’oppressione da parte degli Assiri).

Questo brano venne ripreso da don Giuseppe Dossetti nel 1994 per una commemorazione di Giuseppe Lazzati (erano gli anni di tangentopoli) e mi pare significativo anche per i tempi che stiamo vivendo.

Nessuno può negare che stiamo vivendo una NOTTE profonda.

Notte perché la pandemia ha smascherato tante nostre false sicurezze: salute, benessere, vita sociale e relazione gratificante… È bastato un “virus” sconosciuto, inatteso, imprevedibile e abbiamo visto vite spezzate, legami affettivi interrotti, attività produttive in ginocchio, posti di lavoro persi, scuole chiuse…

Notte perché non sappiamo quando e come ne usciremo.

Notte perché il tempo passa, ma la luce ancora non arriva.

Vittime principali di questa notte sono coloro che, a causa della pandemia, hanno perso la vita. Alcuni perché colpiti dal virus. Altri perché, mettendosi a servizio dei malati come medici, infermieri, volontari, sono stati a loro volta infettati e sono morti nell’adempimento del loro servizio.

Altra notte che preoccupa è quella economica: tante persone hanno perso o perderanno il posto di lavoro; tante attività commerciali, culturali, di ristorazione sono costrette alla chiusura.

Non dimentichiamo mai che la persona umana, nella sua dignità, non ha bisogno di sussidi per sopravvivere ma di un lavoro per realizzare sé stessa e poter provvedere alla propria famiglia.

Ma la NOTTE più cupa è, per me, quella dei nostri ragazzi/adolescenti che, da ormai un anno, praticamente non possono più frequentare la scuola, partecipare alle attività sportive, culturali, formative e ricreative… attività che erano parte fondamentale della loro vita e della loro formazione.

I ragazzi si sono incupiti, chiusi. Molti hanno peggiorato i loro risultati scolastici. La maggioranza trascorre il tempo appesa allo schermo di un telefono o di un computer che costituiscono l’aggancio al mondo esterno, in questa NOTTE cupa e solitaria.

Secondo un’inchiesta promossa da “Save the Children” e realizzata da Ipsos, i ragazzi dicono che nel 28% dei casi un loro compagno di scuola ha abbandonato gli studi.

Quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%).

Stanchezza (31%), incertezza (17%), e preoccupazione (17%) sono i principali stati d’animo che hanno dichiarato di vivere gli adolescenti in questo periodo, ma anche disorientamento, apatia, tristezza, solitudine e noia.

Senza scuola, Oratorio, sport, incontri con gli amici, che cosa resta se non la dimensione “virtuale” della loro vita?

Ma la persona è un essere REALE non VIRTUALE!

Non mi stupisce il fatto che la “rabbia” repressa dei nostri ragazzi sia sfociata in maxi-risse come quelle, impressionanti, di Roma e Gallarate… Mi stupisce semmai che, finora, ne siano scoppiate solo un paio.

Quello che più mi fa soffrire è che, davanti alle difficoltà di gestire la situazione, mentre le Scuole si sono ben organizzate per lezioni in presenza anche se solo per il 50% o 75% degli alunni, le autorità preposte a risolvere il problema dei trasporti degli alunni onde evitare assembramenti non indicano alcuna soluzione.

Pensiamo quanto sia stato deleterio per i nostri ragazzi sentire dire che le Scuole Superiori avrebbero dovuto riaprire il 14 dicembre… poi, “certamente” il 7 gennaio… o anche l’11 gennaio… infine il 25… con il TAR che interviene a dire che si può ripartire anche il 18… ma… il 15 gennaio ridiventiamo zona rossa per cui: scuole chiuse!

Molto più semplice tenere chiuse le Scuole che riorganizzare i trasporti.

Torniamo a Isaia e alla sentinella.

Notiamo che non c’è alcun rimpianto per “il giorno trascorso”… il che ci dice che, nella nostra notte, è inutile stare a rimpiangere la condizione “tranquilla” precedente la pandemia.

Ogni situazione di crisi, se ben affrontata, diventa occasione per una crescita.

Non dobbiamo rimpiangere il passato ma guardare al futuro perché sia migliore.

La sentinella poi ci fa realisti: la NOTTE è NOTTE!

Non offre bugie o superficiali anestetici alla realtà della notte.

In queste settimane l’attenzione è tutta sui vaccini, visti come la soluzione alla pandemia.

Forse, e lo spero, il vaccino fermerà il virus… ma non abbiamo bisogno solo di questo. La pandemia ha messo a nudo la fragilità e precarietà della vita umana e smascherato ingiustizie su cui si fondava la convivenza civile. Occorre fare un passo avanti e non due per tornare indietro.

Papa Francesco ce lo ha ricordato: “Non si può pensare di rimanere sani in un mondo malato!”

Nella nostra società, col passare dei decenni, si è notata sempre più inappetenza verso i valori e sempre più appetiti verso le cose.

Una vita spesa nel soddisfacimento di desideri terreni e mondani e non nella ricerca di un senso alla vita e alle cose di cui godiamo.

Giustamente il nostro Arcivescovo ci ha ricordato, durante la Festa della Epifania, che non abbiamo bisogno solo di salute ma di salvezza!

La sentinella poi mette in guardia: “Viene il mattino, ma poi anche la notte”.

Non dobbiamo illuderci che, fermata la pandemia, il futuro sarà giorno luminoso, per sempre.

Intanto ciò che è perso è perso: la vita di tante persone, gli affetti interrotti, un anno/due di vita e di crescita per i nostri ragazzi, le attività produttive e commerciali fallite…

Soprattutto tornerà la notte se non impareremo che non si può vivere bene in modo “individualistico” ma solo con un rinnovato senso di comunità. Il che significa tornare a perseguire il bene-comune e non il benessere-personale.

La sentinella poi indica la vera strada per perseverare nella notte e andare sicuri verso l’alba di un giorno nuovo: “Convertitevi!”

Ricordiamoci: oggi non bastano rimedi esteriori, medici, economici… Serve una trasformazione interiore: tornare a educare e a costruire le COSCIENZE delle persone; tornare a dire che c’è un bene e un male, un giusto e un ingiusto, un vero e un falso.

Forse la NOTTE sarà superata quando, nel sentire sociale, si tornerà alla percezione che c’è un’ETICA che ci precede e dice il senso di ciò che siamo.

Cosa serve perché questo accada?

A mio parere tanta UMILTÀ e senso di APPARTENENZA a una Comunità.

Mentre, purtroppo, ogni giorno vediamo tanta arroganza, presunzione e individualismo.

Siamo chiamati a non fermarci alla cronaca dei bollettini quotidiani ma a scrivere la storia di un tempo nuovo.

Don Maurizio

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