Imberido

Chiesa di San Giorgio martire, Imberido
Chiesa di San Giorgio martire, Imberido

Cenni di Storia della Chiesa di San Giorgio martire

L’orgine del territorio della chiesa di San Giorgio

La prima testimonianza scritta del luogo di Imberido si trova nel celebre diploma del 1162 in cui l’imperatore Federico I conferma i diritti e le proprietà dell’abate del monastero di Civate, suo sostenitore nella guerra contro Milano. Certamente il locus de Imberado (così compare la grafia nel diploma più antico) è di origine molto più antica, ma i documenti precedenti il XII secolo per questa zona sono preziose rarità.

Della presenza su questa collina delle civiltà dell’Età del Bronzo ci informa un ripostiglio di armi del XII secolo a.C. ritrovato proprio sulla strada che sale da Oggiono ad Ello. Nella località

Bogia, della vicina Ello, abbiamo delle tracce della civiltà celtica golasecchiana dei secoli dal VI al IV a.C.. Che siano gli antenati degli Orobi, cui Plinio attribuisce Como, Erba e Bergamo, possiamo solo supporlo. Possiamo però ritenere che il territorio di Imberido sia stato abitato con continuità fin dalle sue origini ed abbiamo alcune testimonianze materiali che punteggiano i secoli quali le tombe o i sarcofagi, mentre un affascinate alone di mistero avvolge la porta detta porta del pòpul e le sue iscrizioni di incerta datazione.

In località Guarnera a fine Ottocento abbiamo due ritrovamenti: dapprima attrezzi in ferro e vasi di età gallica o romana, quindi una tomba ad inumazione tardo-romana. Una tomba dell’epoca altomedievale è stata trovata nel 1994 lungo via per Imberido. In località Vallone, o Baccanello (anticamente era in uso la grafia Baccanelle, ricordato anche nel nome del tratto meridionale di via Piave che ha poi assunto quest’ultimo nome), a fine Ottocento viene rinvenuto un masso avello con coperchio. Il toponimo ad Lauelletum attestato nel 1252 ad Imberido, ci informa della presenza o di una vasca o di un’area cimiteriale: ai sarcofagi ritrovati in paese si può forse ricondurre l’origine del toponimo stesso. Uno di questi coperchi di sarcofago è stato usato per la fontana (detta la trumba, per la presenza di una pompa idraulica) nel centro del paese di fronte all’attuale Relais Il Presidio. Il coperchio di sarcofago, detto ul navelòn, è stato portato ad Oggiono, nel parco di Villa Sironi, nella seconda metà del Novecento.

Nei secoli alto medioevali la località si trova ben protetta dalle fortificazioni del territorio circostante: a nord il Monte Barro, a sud la fortezza di Brianza (l’attuale Campanone). Il paese si trova poco distante dal tracciato che collega Brivio a Galbiate, dove incrocia l’importante asse pedemontano, già dei Romani, che unisce Como ad Aquileia.

Arriviamo ai secoli centrali del Medioevo per avere le prime notizie certe. Dal documento del Barbarossa ricaviamo che il monastero di San Pietro di Civate possedeva qui alcune terre: l’imponente lavoro di controllo del territorio ed organizzazione della produzione, affiancati alla cura d’anime, svolto dai grandi enti ecclesiastici ha coinvolto profondamente le terre brianzole.

I castelli punteggiano in quel periodo il territorio: recinti murati per la raccolta in caso di pericolo e torri difensive.

Anche ad Imberido troviamo un castello, o una rocca, chiamato Roccazia: ne abbiamo notizia solo alla fine del XV secolo, ma la costruzione è probabilmente precedente. Un altro castello lo troviamo ad Ello, ma molto vicino ad Imberido tanto da confondere chi lo descriveva.

È durante i secoli centrali del Medioevo che si consolida il territorio del comune di Imberido. Territorio che sale a ponente dal lago di Annone sui pendii del Monte di Brianza, compreso tra i torrenti che lo separano a meridione dal Momboldo (Oggiono) e a settentrione da Roncate (Galbiate), fino al confine orientale con Villa Vergano.

È questo il territorio della comunità della ecclesia Sancti Georgii, sussidiaria della chiesa plebana di Sant’Eufemia di Oggiono, che diviene parrocchia autonoma a metà dell’Ottocento (29 ottobre 1853).

La chiesa di San Giorgio martire

San Giorgio e oratorio di Imberido pittore Francesco Muttoni
Particolare del quadro raffigurante Don Bosco del pittore Francesco Muttoni (sec. XX): la chiesa e l’oratorio di Imberido.

Le nebbie del Medioevo, tra certezze ed ipotesi

Non si hanno notizie della chiesa fino al 1252, anno in cui un documento del monastero di San Pietro di Civate riporta l’esistenza di terreni dell’abbazia ad Imberido confinanti con proprietà della chiesa di San Giorgio. Il terreno di proprietà della chiesa imberidese si trova in località detta Retondam, nome abbastanza comune nel Medioevo in quanto richiama un’attività tipica di quel periodo di forte espansione del coltivo: retondere, latino medievale per tondere, ossia tagliare (i boschi per sfamare le bocche sempre più numerose).

Gli anziani del paese ricordano ancora il toponimo Regunda, posto tra le località di Cimavalle e la Piana, che richiama l’antico nome.

Sappiamo quindi che la chiesa di San Giorgio è presente nel Duecento, e dotata di proprietà, lasciti probabili dei fedeli, ed in assenza di altri documenti ne possiamo collocare la fondazione al confuso periodo a cavaliere dell’anno Mille quando il mondo si veste “di un candido manto di novelle chiese”.

San Giorgio e il drago - affresco di Paolo Cattaneo
Affresco di Paolo Cattaneo, cappella del Crocifisso, chiesa di San Giorgio.

La dedicazione ad un santo che la tradizione ha voluto guerriero, potrebbe legarsi a una fondazione di una cappella privata da parte di una famiglia locale. La famiglia de Imberedo la troviamo ben attestata nel Basso Medioevo, con proprietà sparse nel Lecchese, con una identità che richiama l’antico esercizio di diritti sulla località. Non solo, sappiamo di un suo membro castellano a Santa Maria Hoè. La famiglia de Imberedo finisce per unirsi alla famiglia de Anono, nel vortice delle lotte tra Guelfi e Ghibellini del Tre e Quattrocento; un caso forse, ma l’antica famiglia de Anono, guelfa, è appunto di Annone dove c’è una chiesa dedicata a San Giorgio.

Dall’età moderna ai nostri giorni

Riportiamo in questo paragrafo quanto pubblicato dalla Associazione culturale Archeologica di Oggiono.

La prima descrizione della chiesa è data dalla visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo del 1571. Il primo schizzo planimetrico è databile al 1576-77.
Nel 1593-95 viene costruita la nuova chiesa di fianco all’antica (demolita tra il 1595 e il 1604) di cui si conservano il campanile e il presbiterio trasformato poi in sagrestia.
Nella visita del 1759 si riscontra un cambiamento: vi è una nuova sagrestia e la vecchia sagrestia, già presbiterio dell’antica chiesa, risulta trasformata in ossario, mediante l’apertura di una finestra sagomata verso settentrione e l’esecuzione di una decorazione pittorica di gusto barocchetto che copre gli antichi affreschi. Questi peraltro ancora si intravedono sulla volta dell’ossario, ora centrale termica. 

 

Decorazione ossario San Giorgio Imberido
Particolare delle decorazioni dell’ossario, sec. XVII-XVIII.

Tra il 1788 e il 1795 vengono compiuti notevoli lavori di ampliamento e di rifacimento: viene aggiunto il semicerchio absidale, si demolisce la volta del presbiterio e si costruisce la tazza coi quattro pennacchi, si realizza un locale tra la sagrestia e la cappella della Madonna (terza cappella di destra dedicata a san Giovanni Bosco).

Nella descrizione tecnica annessa all’atto di fondazione della parrocchia (29 ottobre 1853) appare l’esistenza della cappella del Crocifisso. Le altre opere che hanno portato l’edificio alla struttura attuale sono state compiute presumibilmente tra il 1853 e il 1899.

Quadro Madonna Neve, Imberido sec XIX
Quadro della Madonna della neve, sec XIX, posto nella cappella di fine XVI sec.

Dal Cronicon parrocchiale risulta realizzato nel 1907 il corridoio di collegamento tra la sagrestia e la terza cappella. In esso si legge “…si fece il disimpegno… passando per la sagrestia e la penitenzieria”.

In occasione dei lavori di rifacimento degli intonaci esterni nel 1995, si è avuto conferma di quanto ricostruito da Piergiorgio Figini sulla base dei documenti e dei disegni conservati negli archivi diocesani e di qualche lieve discordanza (relazione dell’arch. A. Castagna – dicembre 2003).

Brevi cenni sulla parrocchia

La chiesa di San Giorgio, per secoli sussidiaria della plebana di Santa Eufemia, è eretta con decreto 29 ottobre 1853 dell’arcivescovo Bartolomeo Carlo Romilli; la nuova parrocchia appartiene al vicariato foraneo di Oggiono.

Questo ci informa del raggiungimento di un certo benessere economico da parte della comunità. La fondazione di una parrocchia autonoma dalla plebana prevede infatti che la comunità sia in grado di mantenere l’officiante e tutte le relative spese. Al momento della fondazione della parrocchia gli abitanti sono circa 500, un notevole aumento rispetto alle 350 anime della fine del Settecento.

Da una controversia in merito ai beni della chiesa (1775) ricaviamo una diapositiva della vita parrocchiale nei lunghi secoli precedenti:

in ragione del numeroso popolo disperso in veri cassinaggi di presso a 350 anime, e della distanza da Oggiono, di più di un miglio per strada montuosa, conservasi ab immemorabili il Santissimo Sacramento e si fanno le funzioni parrocchiali di funerali, offici de morti, Dottrina Cristiana, amministrazione dei Sacramenti, perciò risiede un cappellano mercenario confessore.”

Una quasi-parrocchia insomma, con una particolarità:

la Chiesa di Imberido non si regola come l’altre. […] La Chiesa di Imberido come è notissimo non ha mai avuto alcun fabriciere od amministratore particolare, ma in tutti i tempi, anche dopo l’epoca dell’esecuzione del nuovo censo (nonostante gli ordini della riforma), è stata amministrata dai Deputati della Comunità e dalli Uomini di essa, […] abbi un Tesoriero dipendente dai detti Deputati il quale viene eletto dalli Uomini di essa Comunità per pluralità di voti”.

Una chiesa che è quindi particolarmente legata al comune, causa questa anche di alcune controversie riguardo l’amministrazione delle donazioni testamentarie.

Entro i confini della parrocchia di San Giorgio troviamo gli oratori di San Francesco d’Assisi, la chiesa di Santa Marzia del Molinatto; nel Novecento è inoltre attiva la confraternita del Santissimo Sacramento.

Dal 2008 la parrocchia di San Giorgio è parte della Comunità Pastorale San Giovanni Battista di Oggiono.

Muttoni - Deposizione di Cristo
Deposizione di Cristo, del pittore imberidese Muttoni (sec XX), Chiesa di San Giorgio.

Chiesa di Santa Marzia 

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d6/Chiesa_di_Santa_Marzia.jpg
Chiesa di Santa Marzia, sec. XVII.

La chiesa di Santa Marzia è edificata nel XVII secolo per volere del duca di Frisia Giovanni Maria Cella, proprietario del castello e della residenza al tempo presenti dove attualmente è oggi la Scuola del Molinatto.
I duchi di Cella sono probabilemente un ramo dei Brunswich-Lunenburg, legati al castello di Celle (Bassa Sassonia), giunti nelle nostre terre al seguito degli Spagnoli, che dal XVI-XVII possiedono i Paesi Bassi confluiti sotto il regno degli Asburgo di Spagna.

Durante la peste secentesca Giovanni Maria Cella fa voto di costruire una chiesa al Molinatto per ospitarvi una statua di Sant’Antonio da Padova. Questa intenzione viene cambiata entrando in possesso il duca, tramite gli Agostiniani dell’eremo del monte San Genesio,  delle reliquie della santa martire Marzia. Nel 1655 viene fatta richiesta  di fabbricare nel comune di Imberido nel luogo detto Molinatto una chiesa o un oratorio sotto il titolo Esaltazione della Santa Croce e Santa Marzia martire.

Le reliquie di Marzia giungono al duca da Nemi (Roma) nel 1660, il corpo arriva rassettato nella cassetta; la provenienza è la chiesa dei SS. Marcellino e Pietro, eretta sul luogo del martirio del IV secolo, dove le spoglie di Marzia sono conservate dal XIII secolo in un reliquiario sotto l’altare maggiore. La relequia consiste della testa, delle ossa e di un bicchiere di sangue della martire.

Nelle nicchie della chiesa sono presenti le statue di San Giuseppe, della Madonna del Rosario, di Sant’Antonio da Padova e di San Nicola da Tolentino, caro agli Agostiniani che procurano la reliquia si Santa Marzia.

Tra gli ex-voto in Santa Marzia è conservata una copia autenticata del chiodo della Santa Croce conservato a Roma nella chiesa di Santa Croce.

Mons. Spirito Maria Chiappetta, sacerdote e ingegnere

La cappella edificata da mons. Chiappetta a Imberido, in cui riposa con la famiglia.
La cappella edificata da mons. Chiappetta a Imberido, in cui riposa con la famiglia.

Mons. Spirito Maria Chiappetta, sacerdote e ingegnere, vive a cavaliere tra Ottocento e Novecento e, sebbene il suo nome non sia particolarmente noto al di fuori di una cerchia ristretta di specialisti, si tratta di un personaggio di primo piano a livello nazionale per la sua produzione numericamente rilevante e caratterizzata da peculiarità stilistiche proprie.

La famiglia Chiappetta, residente a Milano, aveva proprietà in diverse località lombarde (sul Lago d’Orta, a Bellano, a Triuggio in Brianza), ed in particolare possedeva una residenza di pregio su Viale Vittoria a Oggiono nonché la cascina del Baravico a Imberido. A quest’ultima località la famiglia e l’ingegnere erano particolarmente legati: nella cascina erano soliti trascorrere i mesi estivi ed avevano lì allestito una cappella in cui si custodiva il S.mo Sacramento. Lo stesso Chiappetta, divenuto sacerdote, celebrava la messa domenicale nella cappella del Baravico.
Proprio nel cimitero di Imberido l’ingegnere volle edificare la cappella di famiglia, in cui riposa dal 1948 insieme alla sorella e ai genitori.

Grotta mariana in località Baravico
Grotta mariana in località Baravico

La memoria del monsignore è ancora viva nella comunità, e i più anziani ricordano con piacere quando si diceva messa al Baravico (fino alla metà degli anni Trenta del sec. XX) , e la particolare devozione della madre di Spirito, che in paese veniva soprannominata la signora delle corone. La signora Volontieri usava infatti regalare ai bambini, invece dei biscotti che solitamente offrivano le signore milanesi in villeggiatura, le corone del Rosario. Le memorie sono indice di un legame profondo, non solo nell’eredità materiale della cappella cimiteriale di Imberido e della piccola grotta mariana del Baravico, ma anche con il territorio e la sua gente che l’architetto e la famiglia non vollero abbandonare.

(per un breve profilo dell’opera di mons. Chiappetta si rimanda all’ articolo Camminiamo Insieme 2018).

 

A cura di S.Brambilla

Fonti bibliografiche

Sito Associazione culturale Archeologica di Oggiono, https://www.arcao.it/, consultato il 07/10/2018.

Sito Beni Culturali Regione Lombardia, http://www.lombardiabeniculturali.it/, scheda 8117322, consultato il 10/04/2020.

S.Brambilla, Imberido in un documento del 1252, Archivi di Lecco e della Provincia, 2015 n.2.

F. Galli, Pio XI e Spirito Maria Chiappetta: architetture nei luoghi del Papa, Atti del convegno “Pio XI e il suo tempo”,Desio, 10 febbraio 2018.

G. Erba, Storia della chiesa di Santa Marzia al Molinatto, 2009.

V. Longoni, Imberido la casa fortificata, articolo inedito.

Foto

Le foto della chiesa e dell’ossario sono cortesia di L. Cercek.
Le foto dei quadri sono cortesia di L.Fumagalli.
Foto di Santa Marzia  di Gemellaggio Oggiono / CC BY-SA