“Il dramma della non conoscenza”
Parlando con varie persone sulla guerra in Ucraina o leggendo commenti vari mi stupisce la fantasia delle interpretazioni sui motivi di ciò che sta succedendo.
“La colpa è degli Stati Uniti”, “dei produttori di armi”, “di Zelenski”, “della NATO (cioè ancora degli Stati Uniti e di coloro che non si oppongono alla loro leadership)”, “dei paesi occidentali che danno le armi all’Ucraina”. Le argomentazioni a favore delle diverse interpretazioni a me sembrano sempre molto esili e mi è capitato più volte constatare che gli argomenti fattuali citati a sostegno delle varie tesi non resistessero ad una verifica veloce.
Tutte queste teorie sostenute in modo estremamente debole da fatti accertati mi sembra possano essere catalogate nella categoria delle “teorie del complotto”.
Uno dei fenomeni che innescano le teorie del complotto è, a mio parere, non sapere dare una risposta adeguata ad un fatto importante che riguarda la nostra vita. L’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 da parte della Russia appare del tutto ingiustificata. La motivazione che Putin ha dato al mondo, cioè la demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina, appare totalmente inadeguata a spiegare gli eventi.
Motivazioni aggiuntive, del tipo che l’Ucraina è storicamente parte della Russia o che la NATO minaccia la sicurezza territoriale della Russia sembrano anch’esse totalmente inadeguate ad un atto così grave.
A me sembra che dovremmo avere l’umiltà di accettare che no, non abbiamo capito perché la Russia ha invaso l’Ucraina. Forse lo capiremo in futuro, forse mai in maniera adeguata. E’ già successo nella storia. Abbiamo capito veramente perché il Nazismo ce l’avesse così tanto con gli ebrei fino a decidere il loro genocidio?
L’insegnante di liceo di uno degli attuali leader politici italiani ricorda di aver notato una sua affermazione giovanile del tipo “Se tutti ce l’avevano così tanto con gli ebrei, vuol dire che gli ebrei avranno fatto qualcosa per meritarselo”.
Si tratta di un ragionamento che non contraddice totalmente i principi della logica, ma che diventa molto pericoloso se diventa il fondamento del pensiero e dell’azione.
Similmente, credo che dovremmo ben guardarci dal prendere delle posizioni sulla guerra in Ucraina che derivino da risposte che vogliamo darci a domande difficili, ma che non abbiamo gli elementi di fatto per sostenere.
I veri motivi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non sono noti e, comunque, non ci sono sicuramente motivi che il diritto internazionale possa considerare anche solo minimamente adeguati (come, per esempio, la controffensiva ad una aggressione da parte di altre nazioni). Ciò che mi sembra opportuno dover fare è contrastare l’azione aggressiva da parte della Russia cercando di non fare estendere il conflitto oltre i confini in cui si muove. Da questo punto di vista mi sembra che aiutare militarmente l’Ucraina a difendersi sia una modalità politicamente accettabile di reagire da parte degli Stati che vogliono sostenere nei fatti il diritto internazionale.
Più volte Putin ha detto a chi lo interpellava (Macron, Draghi, ecc.) che non era il momento di parlare di pace e di cessare il fuoco.
Non si può che aspettare che cambi idea. E, se riusciamo a capire come, contribuire a fargli cambiare idea. Fino a che non lo avrà fatto, tutte le affermazioni di principio sulla necessità della pace e della diplomazia sono giuste ma praticamente poco utili.
Sono preziose invece quelle iniziative riservate e silenziose, come quelle vaticane, che sono attentissime a cogliere e ad incoraggiare ogni minimo cenno di disponibilità delle parti per una trattativa che faccia cessare le ostilità.
Alberto Lotti